Un video per famiglie e operatori
Il cortometraggio della durata di 12 minuti è nato durante un corso per filmaker, tenuto dal regista Fausto Pullano e promosso dal Cineclub I Corti di Ravenna, al quale ha partecipato Gerardo Langone, presidente dell’Associazione Alzheimer Ravenna.
Il progetto che riunisce il Cineclub I Corti e l’Associazione Alzheimer si propone di informare sia le famiglie degli ammalati di Alzheimer sia gli operatori del settore socio sanitario sia il mondo della scuola, tanti soggetti diversi, ma tutti interessati a capire il mondo Alzheimer.
La malattia di Alzheimer, la più comune forma di demenza, è un fenomeno in costante crescita. In Italia i malati sono più di 500.000. Otto malati su dieci sono curati in famiglia, e i costi sostenuti sono ingenti: in termini di risorse umane, sociali ed economiche.
Il cortometraggio Noi possiamo fare la differenza sperimenta con un linguaggio asciutto, mai dolente, una lucida e realistica interpretazione dei diversi momenti che caratterizzano la malattia.
Il film, ambientato in una normale famiglia, si compone di cinque quadri che presentano l’Alzheimer in diverse fasi: dalle prime avvisaglie, contraddistinta da dimenticanze quasi normali, alle fasi intermedie della malattia, dove i comportamenti anomali generano tensioni e conflitti in famiglia, fino alla consapevolezza e successiva accettazione della malattia. Rispetto ai cambiamenti indotti, ogni soggetto della famiglia si misura con il problema della ammalata e ne sostiene, in una sorta di aiuto reciproco, l’evoluzione altrimenti impossibile da affrontare: ecco perché il titolo NOI POSSIAMO FARE LA DIFFERENZA.
Nel film, la parola Alzheimer non viene mai pronunciata; sono l’ambiente, i gesti, le frasi non dette, il comportamento dei familiari di Teresa, la protagonista, che ci raccontano cosa sta succedendo in quella casa che idealmente rappresenta la casa di oltre 500.000 italiani.
Le loro paure, i loro desideri e le loro aspettative ci danno lo spunto per una profonda riflessione. Rappresenta una piccola finestra di un problema che nel nostro Paese, tra malati e familiari coinvolge oltre 2 milioni di persone.